1. Cos’è il reato di Patrocinio o consulenza infedele.
Il reato di Patrocinio o consulenza infedele, previsto dall’Articolo 380 del Codice Penale, è un delitto molto grave che punisce il tradimento della fiducia nel rapporto tra professionista e cliente all’interno di un processo.
Lo scopo della legge è proteggere sia l’interesse del cittadino (imputato, parte civile o altro) ad essere difeso lealmente, sia la correttezza della giustizia.
Questo reato può essere commesso soltanto da figure professionali specifiche che agiscono davanti a un Giudice o a un’Autorità Giudiziaria:
- Il Patrocinatore: L’Avvocato o il Difensore, che difende, assiste o rappresenta la persona nel processo;
- Il Consulente Tecnico: Sia quello nominato dal Giudice (CTU) sia quello nominato dalla parte (CTP).
Il reato si configura quando il professionista commette due azioni in contemporanea:
- Infedeltà Professionale: Il professionista tradisce i suoi doveri (ad esempio, omette una prova fondamentale, ritarda un atto cruciale, o usa negligenza per favorire l’altra parte);
- Danno al Cliente: Questa infedeltà deve provocare un danno (nocumento) agli interessi della persona che dovrebbe difendere o assistere.
La pena base prevista è la reclusione da uno a tre anni e una multa salata. La pena aumenta (fino a dieci anni) se il tradimento è commesso contro un imputato e se l’avvocato si è messo d’accordo con la parte avversaria (collusione).
2. Testo dell’articolo 380 codice penale: condotte punite e pene previste.
L’Articolo 380 del Codice Penale sanziona il tradimento del mandato professionale da parte delle figure chiave (Avvocati e Consulenti Tecnici) che operano davanti all’Autorità Giudiziaria. Il reato si configura quando il professionista, violando i suoi doveri di lealtà, danneggia gli interessi del cliente. La norma prevede un sistema sanzionatorio progressivo: la pena base è già severa, ma può aumentare notevolmente (fino a dieci anni di reclusione) se il danno è commesso contro un imputato o se l’atto infedele è frutto di una collusione (accordo segreto) con la parte avversaria.
Il patrocinatore o il consulente tecnico, che, rendendosi infedele ai suoi doveri professionali, arreca nocumento agli interessi della parte da lui difesa, assistita o rappresentata dinanzi all’Autorità giudiziaria o alla Corte penale internazionale, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa non inferiore a euro 516.
La pena è aumentata:
1) se il colpevole ha commesso il fatto, colludendo con la parte avversaria;
2) se il fatto è stato commesso a danno di un imputato.
Si applicano la reclusione da tre a dieci anni e la multa non inferiore a euro 1.032, se il fatto è commesso a danno di persona imputata di un delitto per il quale la legge commina l’ergastolo ovvero la reclusione superiore a cinque anni.
3. Note procedurali dell’articolo 380 codice penale: arresto, misure cautelari, prescrizione…
Il reato di Patrocinio o consulenza infedele (Art. 380 c.p.) è unico per il suo regime procedurale, che non è fisso, ma modulato sulla gravità della condotta e sulla condizione del cliente danneggiato. A causa della vasta gamma di pene (da uno a dieci anni), le conseguenze cambiano radicalmente: mentre i casi meno gravi hanno un regime processuale “leggero” (esclusione dell’arresto), le ipotesi aggravate, specialmente quelle commesse a danno di imputati per reati seri, prevedono l’uso di tutte le misure cautelari coercitive e termini di prescrizione più lunghi.
- Arresto e Fermo: Sono generalmente non consentiti per le ipotesi meno gravi (Commi 1 e 2). Diventano invece facoltativi in flagranza e il Fermo è consentito solo nel caso più grave (Comma 3), quando il danno è contro un imputato accusato di reati molto gravi (ergastolo o pena superiore a cinque anni).
- Misure Cautelari Personali: Nei casi meno gravi (Commi 1 e 2), l’unica misura cautelare che si può applicare è il divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale o imprenditoriale (Art. 290 c.p.p.). Nelle ipotesi più gravi (Comma 3), sono consentite tutte le misure cautelari personali, inclusa la custodia in carcere.
- Intercettazioni: Sono ammesse come mezzo di ricerca della prova (Art. 266 c.p.p.) solo per l’ipotesi più grave (Comma 3).
- Autorità Giudiziaria Competente: Il reato è di competenza del Tribunale monocratico (Art. 33-ter c.p.p.) in tutte le sue varianti.
- Procedibilità e Udienza: È perseguibile d’ufficio (Art. 50 c.p.p.). L’Udienza preliminare è prevista solo per l’ipotesi aggravata del Comma 3, data la pena massima elevata. Per i Commi 1 e 2, il reato procede per citazione diretta a giudizio.
- Termini Custodiali: I termini massimi di durata della custodia cautelare (custodia in carcere) sono di media durata, applicabili solo al Comma 3.
- Bene Tutelato e Tipologia: Il bene tutelato è il normale funzionamento dell’Amministrazione della Giustizia. È un reato proprio, commesso esclusivamente da Avvocati o Consulenti Tecnici.
- Elemento Psicologico e Tentativo: È richiesto il dolo generico (la coscienza e volontà di arrecare un danno, violando i doveri professionali). Il Tentativo è configurabile.
- Pena Accessoria: Si applica la pena accessoria dell’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese (Art. 31 c.p.).
- Prescrizione: Il termine è di 6 anni per i Commi 1 e 2 e sale a 10 anni per l’ipotesi aggravata del Comma 3.
- Declaratoria di non punibilità per tenuità del fatto: (Art. 131-bis c.p.) è possibile solo per i Commi 1 e 2, in quanto il Comma 3 supera il limite edittale.
- Messa alla Prova (MAP): (Art. 168-bis c.p.p.) è possibile per tutte le ipotesi, anche per quella aggravata.
4. Esempi di casi reali del reato di Patrocinio o consulenza infedele.
Il reato di Patrocinio o consulenza infedele (Art. 380 c.p.) è uno dei pochi delitti che può essere commesso solo da professionisti iscritti a un Albo, come Avvocati e Consulenti Tecnici. L’analisi di casi pratici è fondamentale per capire che la condotta infedele è punibile solo quando si verifica all’interno di un procedimento giudiziario pendente e quando causa un danno concreto (nocumento) al cliente, che non deve essere necessariamente di natura economica, ma può consistere anche in un pregiudizio processuale o morale.
Esempi dal punto di vista del presunto autore.
Il consulente tecnico infedele e la collusione (condotta punibile).
Dott. Rossi è un consulente tecnico di parte (CTP) nominato da una società, la Beta S.r.l., in una causa civile cruciale. Il Dott. Rossi, in segreto, si accorda (effettua una collusione) con il legale della società avversaria, la Gamma S.p.a., per ritardare la consegna della propria perizia. Quando finalmente consegna la perizia, omette intenzionalmente di citare un documento contabile a favore della Beta S.r.l., sapendo che l’omissione causerà la perdita della causa per la sua cliente. Il Dott. Rossi ha commesso il reato di Patrocinio o consulenza infedele (Art. 380 c.p.). Ha violato i suoi doveri professionali arrecando un nocumento (la perdita della causa) alla parte che assisteva. Inoltre, poiché il fatto è stato commesso con collusione con la parte avversaria, si applica l’aggravante prevista dal secondo comma dell’articolo.
L’avvocato che procura un danno morale (condotta punibile).
L’Avv. Giulia Verdi difende la Sig.ra Bianchi, parte offesa in un lungo processo penale. Giulia, pur sapendo che è necessario presentare un appello entro una scadenza ravvicinata per ottenere un risarcimento, dimentica di depositare l’atto nei termini previsti. Sebbene la Sig.ra Bianchi non abbia subito un danno patrimoniale diretto immediato (potrebbe chiedere risarcimento in altra sede), l’omissione ha causato un allungamento ingiustificato dei tempi del processo e ha compromesso la sua possibilità di ottenere giustizia completa. L’Avv. Verdi ha commesso il reato di Patrocinio Infedele. La Cassazione chiarisce che il nocumento non deve essere necessariamente di natura economica. Il danno morale o il mancato conseguimento di un beneficio processuale (come la chiusura rapida del processo o l’ottenimento di un risarcimento certo) è sufficiente a integrare l’evento del reato.
L’avvocato che non inizia la causa (condotta non punibile).
L’Avv. Luca Neri riceve un incarico dalla società Alfa S.p.a. per avviare una causa civile di risarcimento danni e riceve un anticipo. Per motivi di negligenza o sovraccarico di lavoro, Luca non deposita l’atto introduttivo e non notifica la causa, lasciando scadere i termini e precludendo ad Alfa S.p.a. la possibilità di agire. L’Avv. Neri non commette il reato di Patrocinio Infedele (Art. 380 c.p.). Sebbene l’Avv. Neri abbia violato i suoi doveri professionali e causato un danno economico alla sua cliente, la condotta non è avvenuta dinanzi all’Autorità Giudiziaria né all’interno di un procedimento pendente. Pertanto, la sua responsabilità è solo di natura disciplinare (verso l’Ordine) e civile (risarcimento del danno).
5. Cosa dice la Cassazione (con spiegazione) sul reato di Patrocinio o consulenza infedele.
Il reato di Patrocinio o consulenza infedele (Art. 380 c.p.) è uno dei delitti più delicati in quanto coinvolge Avvocati e Consulenti Tecnici, figure centrali per il corretto funzionamento della giustizia. La Corte di Cassazione è intervenuta più volte per definire i limiti di questo reato. Le sentenze sono essenziali per chiarire due concetti fondamentali: 1) il reato esiste solo se l’azione infedele si verifica quando c’è un procedimento pendente (davanti a un Giudice); 2) il danno (nocumento) non deve essere per forza economico, ma può riguardare anche il mancato conseguimento di un beneficio processuale o l’allungamento ingiustificato dei tempi.
Nocumento come evento del reato.
Massima: «Il delitto di patrocinio infedele, di cui all’art. 380, comma 1, cod. proc. pen., non è integrato dalla sola violazione dei doveri professionali, occorrendo anche la verificazione di un nocumento agli interessi della parte, che può essere costituito dal mancato conseguimento di risultati favorevoli, ovvero da situazioni processuali pregiudizievoli, ancorché verificatesi in una fase intermedia del procedimento, che ne ritardino o impediscano la prosecuzione» (Fattispecie di nocumento individuato nella sentenza che ha dichiarato l’inefficacia del precetto per effetto della falsificazione della firma apposta dal difensore del creditore procedente, sicché il termine di prescrizione del reato è stato computato a far data dalla sentenza e non dalla condotta di infedele patrocinio) (Cass. pen., n. 8617/2020).
Spiegazione: La Cassazione stabilisce che non basta che l’avvocato o il consulente tecnico agiscano male o siano negligenti (infedeltà professionale). Perché il reato si configuri, è essenziale che si verifichi l’evento del reato, cioè un danno concreto (nocumento) agli interessi del cliente.
Questo danno può manifestarsi in due modi principali:
Situazione Processuale Preudizievole: Non deve essere necessariamente un danno finale, ma può essere anche un danno intermedio, come un allungamento dei tempi o l’inefficacia di un atto che costringe il cliente a ricominciare da capo (come nel caso di specie, dove la falsificazione della firma ha reso nullo un atto di recupero crediti).
Mancato Risultato Favorevole: Ad esempio, se l’avvocato si dimentica di presentare un documento cruciale e per questo il cliente perde la causa o viene condannato.
Rilevanza della condotta anche a sentenza irrevocabile.
Massima: «Integra il reato di infedele patrocinio la condotta del difensore che, in violazione dei suoi doveri professionali, arrechi nocumento alla parte assistita con riferimento agli interessi di quest’ultima azionati in un procedimento instaurato dinanzi all’autorità giudiziaria, essendo irrilevante che la condotta pregiudizievole sia posta in essere dopo l’irrevocabilità della sentenza» (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto la sussistenza del reato in relazione alla condotta tenuta dal difensore che, mediante false deleghe alla riscossione, chiedeva ed otteneva la restituzione di denaro precedentemente sequestrato ai suoi assistiti) (Cass. pen., n. 12222/2019).
Spiegazione: Questo principio è molto importante. Generalmente, il patrocinio infedele si riferisce ad atti compiuti durante il processo. La Cassazione chiarisce invece che il reato sussiste anche se l’azione infedele è compiuta dopo che la sentenza è diventata definitiva (irrevocabile).
Ciò che conta è che il difensore stia ancora operando nell’ambito degli interessi del cliente legati al procedimento penale. Ad esempio, un avvocato che, dopo la sentenza definitiva, usa deleghe false per riscuotere e intascarsi somme di denaro che erano state sequestrate al suo cliente, commette Patrocinio Infedele, perché sta ancora gestendo gli interessi patrimoniali sorti dal processo.
Necessità di un procedimento pendente.
Massima: «Il reato di patrocinio o consulenza infedele di cui all’art. 380 cod. pen. sanziona la condotta del patrocinatore che, infedele ai suoi doveri professionali, arrechi nocumento agli interessi della parte da lui difesa (assistita o rappresentata) dinanzi all’autorità giudiziaria per cui essa non può trovare applicazione qualora la condotta si riferisca ad attività poste in essere prima dell’instaurazione del procedimento e ad esso prodromiche» (Fattispecie in cui la Corte ha escluso la sussistenza del reato con riferimento alla condotta tenuta dal legale nel corso della procedura di conciliazione davanti all’Ispettorato del lavoro) (Cass. pen., n. 29783/2017).
Spiegazione: Le pronunce della Cassazione stabiliscono un limite cruciale per il reato di Patrocinio Infedele: l’infedeltà professionale è un reato penale solo se si verifica quando un procedimento è già in corso (pendente) dinanzi all’Autorità Giudiziaria .
Se l’avvocato, pur avendo ricevuto il mandato e l’anticipo, non dà inizio alla causa (non deposita gli atti e non instaura il contenzioso), non commette questo reato, sebbene abbia tradito il mandato. Il reato sanziona infatti l’infedeltà che danneggia la lealtà e la correttezza all’interno dell’arena processuale, non nelle fasi stragiudiziali o preliminari (come una trattativa o una conciliazione davanti all’Ispettorato del Lavoro).
In questi casi (mancata instaurazione del procedimento), l’avvocato risponderà solo in sede civile per i danni e in sede disciplinare all’Ordine.
Natura del nocumento.
Massima: «Ai fini della integrazione del delitto di patrocinio o consulenza infedele (art. 380 cod. pen.) è necessario che si verifichi un nocumento agli interessi della parte, che, quale conseguenza della violazione dei doveri professionali, rappresenta l’evento del reato, inteso non necessariamente in senso civilistico quale danno patrimoniale, ma anche nel senso di mancato conseguimento di beni giuridici o di benefici, anche solo di ordine morale, che avrebbero potuto conseguire al corretto e leale esercizio del patrocinio legale» (Fattispecie in cui la condotta del professionista aveva determinato un allungamento dei tempi del processo penale, conclusosi con esito negativo per la persona offesa patrocinata) (Cass. pen., n. 22978/2017).
Spiegazione: Questa massima chiarisce un aspetto fondamentale del reato di Patrocinio Infedele (Art. 380 c.p.): il danno (nocumento) causato al cliente non deve essere per forza di tipo economico.
Non è necessario che il cliente abbia subito un danno patrimoniale, come perdere una somma di denaro. È sufficiente che, a causa della condotta infedele del professionista, il cliente abbia subito un danno di tipo processuale o morale.
Il danno può consistere nel:
- Mancato conseguimento di benefici: Ad esempio, il cliente avrebbe avuto diritto a un beneficio (come la prescrizione del reato o l’archiviazione del caso) che non ha ottenuto a causa di un errore grave o un’omissione dell’avvocato.
- Danno all’ordine morale: Il nocumento può essere anche di ordine morale. Un esempio tipico è l’allungamento ingiustificato dei tempi del processo, come nel caso specifico citato dalla Cassazione, dove il ritardo ha peggiorato la posizione della persona offesa e le ha impedito di ottenere giustizia in tempi ragionevoli.
Quindi, per far scattare il reato, l’infedeltà professionale deve aver avuto una conseguenza negativa concreta per gli interessi della parte, anche se non è direttamente misurabile in euro.
Natura plurioffensiva.
Massima: «Il delitto di patrocinio infedele di cui all’art. 380 c.p. ha natura di reato plurioffensivo in quanto, oltre a ledere l’amministrazione della giustizia e il regolare funzionamento dell’attività giudiziaria, che impone di rispettare i principi minimi di correttezza e lealtà, richiede la realizzazione di un evento implicante un nocumento concreto agli interessi della parte processuale difesa dal patrocinatore che si rende inadempiente ai suoi doveri professionali» (Cass. pen., n. 45059/2014).
Spiegazione: La Cassazione definisce il Patrocinio Infedele come un reato plurioffensivo, cioè che danneggia contemporaneamente due beni giuridici:
- L’Amministrazione della Giustizia: Perché il comportamento scorretto del professionista (Avvocato o Consulente) altera il regolare e leale svolgimento del processo;
- Gli Interessi della Parte: Perché il cliente subisce un danno concreto (nocumento) a causa del tradimento della fiducia del professionista.
Per la sussistenza del reato, è quindi necessario che entrambi i beni siano lesi.
Irrilevanza del consenso del cliente.
Massima: «Per la configurabilità del delitto di infedele patrocinio è irrilevante il consenso prestato dalla parte al suo patrocinatore, quando l’attività di quest’ultimo si traduca nel consigliare al proprio cliente un comportamento contrario alla legge (nel caso di specie, la presentazione di una dichiarazione IVA non veritiera, sanzionata dall’art. 2 del D.L.vo n. 74/2000), poiché il criterio di valutazione della condotta del professionista non riguarda l’incarico ricevuto, ma il corretto adempimento dei suoi doveri professionali» (Cass. pen., n. 6703/2012).
Spiegazione: La Cassazione sancisce che l’avvocato non può difendersi affermando di aver agito con il consenso del cliente. L’oggetto della difesa non è il cliente, ma il corretto adempimento dei doveri professionali che impongono lealtà e correttezza verso la Giustizia.
Se l’avvocato consiglia o esegue un atto illegale per “aiutare” il cliente (ad esempio, presentare una dichiarazione fiscale falsa), il fatto che il cliente fosse d’accordo non elimina il reato. Il professionista è penalmente responsabile per aver tradito la legge e i suoi doveri, anche se il cliente era consenziente.
Limite temporale: il reato esiste solo se c’è un processo pendente.
Massima: «Non integra il reato di patrocinio infedele l’avvocato che assuma l’incarico di dare inizio ad una controversia giudiziale e, ricevuta l’anticipazione sui compensi, non dia corso al contenzioso contravvenendo al dovere assunto con l’accettazione del mandato, in quanto la condotta di infedeltà professionale assume tipicità a condizione che risulti pendente un procedimento.» (Cass. pen., n. 17106/2011).
Spiegazione: Questa massima stabilisce un limite di tempo molto chiaro e fondamentale per l’esistenza del reato di Patrocinio Infedele (Art. 380 c.p.).
La Cassazione afferma che l’infedeltà professionale è un reato penale solo se si verifica quando un procedimento è già in corso (pendente) davanti a un Giudice o se l’atto infedele è strettamente collegato a un procedimento già concluso (come visto nell’esempio sulla riscossione dei beni sequestrati).
Quando Non C’è Reato: Se l’avvocato assume l’incarico, riceve l’acconto, ma poi, per negligenza o dolo, non dà inizio alla causa (cioè, non deposita l’atto, non fa partire il contenzioso). In questo caso, pur avendo tradito il mandato e causato un danno al cliente, l’Avvocato non commette il reato di Patrocinio infedele.
Perché? Il reato sanziona l’infedeltà commessa dinanzi all’Autorità Giudiziaria e finalizzata a danneggiare il regolare svolgimento della giustizia. Se il processo non è mai iniziato, il bene giuridico tutelato (Amministrazione della Giustizia) non è stato ancora leso in quel contesto.
In un caso come questo, il cliente danneggiato dovrà agire solo in sede civile per chiedere il risarcimento del danno e potrà presentare un esposto all’Ordine degli Avvocati per la sanzione disciplinare. Non potrà invece avviare un procedimento penale per Patrocinio Infedele.
6. Cosa fare se sei coinvolto nel reato di Patrocinio o consulenza infedele.
Il reato di Patrocinio o consulenza infedele (Art. 380 c.p.) è un delitto grave con pene detentive che possono arrivare fino a dieci anni nelle ipotesi aggravate (comma 3). La condanna per questo reato comporta quasi sempre l’interdizione dall’esercizio della professione e gravi conseguenze disciplinari, rendendo l’intervento difensivo immediato e mirato assolutamente essenziale.
L’azione difensiva deve concentrarsi sui seguenti punti chiave, basati sulla giurisprudenza della Cassazione:
- Assenza di Procedimento Pendente: La strategia primaria è dimostrare che l’azione (o l’omissione) infedele è avvenuta in una fase preliminare, stragiudiziale o di trattativa, e non all’interno di un procedimento pendente dinanzi all’Autorità Giudiziaria. Se il processo non era ancora iniziato, il reato penale non sussiste, anche se esiste una responsabilità disciplinare o civile;
- Assenza del Nocumento: Dimostrare che, nonostante la possibile violazione dei doveri professionali, non si è verificato un danno concreto (nocumento) (né patrimoniale, né processuale, né morale) agli interessi del cliente. Se il danno non è l’evento del reato, l’Art. 380 c.p. non è integrato;
- Benefici (Messa alla Prova): Data la natura del reato, è possibile accedere alla Messa alla Prova (MAP) (Art. 168-bis c.p.p.) anche per le ipotesi aggravate (comma 3). Questo strumento permette, in caso di esito positivo della prova, l’estinzione del reato.
Data la severità delle pene e le gravi ripercussioni sulla carriera professionale, l’analisi immediata, riservata e l’individuazione della strategia difensiva (anche in vista di percorsi alternativi come la Messa alla Prova) sono cruciali. Per una consulenza solida in materia, contattami per una consulenza riservata a Siracusa o Catania visitando la pagina Contatti del sito.
