1. Cos’è il reato di Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili.
L’Articolo 583-bis del Codice Penale disciplina un delitto di massima gravità e allarme sociale, inserito tra i reati contro l’integrità fisica. Questa norma tutela la salute, la dignità e l’integrità delle donne, punendo chiunque cagioni o consenta pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili.
L’elemento cruciale di questo reato è che le pratiche sono punite indipendentemente dal consenso della vittima, dato che la legge considera la salute come un bene indisponibile. La fattispecie è aggravata quando l’atto è compiuto a danno di una minore e, in virtù dell’Art. 583-ter c.p., la legge italiana si applica anche quando il reato è commesso all’estero, se la vittima o l’autore sono cittadini italiani. Questa extra-territorialità rende il quadro legale estremamente complesso.
2. Testo dell’articolo 583-bis codice penale: condotte punite e pene previste.
Per comprendere la natura e la massima severità del delitto, è fondamentale analizzare come l’Articolo 583-bis del Codice Penale classifica le condotte punite. La norma sanziona pratiche come la mutilazione, l’escissione e l’infibulazione, che ledono l’integrità fisica e la dignità della donna, con pene elevate. Cruciale è la previsione di un aggravamento sanzionatorio quando il fatto è commesso a danno di un minore, a tutela della sua massima vulnerabilità.
Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili è punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Ai fini del presente articolo, si intendono come pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili la clitoridectomia, l’escissione e l’infibulazione e qualsiasi altra pratica che cagioni effetti dello stesso tipo.
Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, provoca, al fine di menomare le funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al primo comma, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre a sette anni. La pena è diminuita fino a due terzi se la lesione è di lieve entità.
La pena è aumentata di un terzo quando le pratiche di cui al primo e al secondo comma sono commesse a danno di un minore ovvero se il fatto è commesso per fini di lucro.
La condanna ovvero l’applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale per il reato di cui al presente articolo comporta, qualora il fatto sia commesso dal genitore o dal tutore, rispettivamente:
1) la decadenza dall’esercizio della responsabilità genitoriale;
2) l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno.
Le disposizioni del presente articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso all’estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia. In tal caso, il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia.
2-bis. Testo dell’articolo 583-ter codice penale: pena accessoria per il professionista sanitario.
La legge prevede un regime sanzionatorio ancora più severo per gli esercenti una professione sanitaria o socio-sanitaria che commettano il reato. L’Articolo 583-ter c.p. stabilisce una pena accessoria automatica in caso di condanna: l’interdizione dall’esercizio della professione per un periodo da tre a dieci anni. Questa interdizione è formalizzata tramite notifica all’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri, sottolineando la violazione della fiducia etica e legale da parte del professionista.
La condanna contro l’esercente una professione sanitaria per taluno dei delitti previsti dall’articolo 583-bis importa la pena accessoria dell’interdizione dalla professione da tre a dieci anni. Della sentenza di condanna è data comunicazione all’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri.
3. Note procedurali dell’articolo 583-bis codice penale: arresto, misure cautelari, prescrizione…
Dal punto di vista procedurale, il reato di Mutilazione degli organi genitali femminili innesca una disciplina di massima severità, data la sua natura di delitto contro l’integrità. È fondamentale conoscere che la procedibilità è sempre d’ufficio e che l’applicabilità di severe misure cautelari e l’uso delle intercettazioni è garantito. Inoltre, la legge prevede una particolare clausola di extra-territorialità, rendendo l’analisi procedurale complessa e specialistica.
- Arresto e Fermo di Indiziato: L’arresto è facoltativo in caso di flagranza (Art. 381 c.p.p.). Il Fermo di indiziato di delitto è consentito (Art. 384 c.p.p.), salvo eccezioni legate al minimo edittale insufficiente.
- Misure Cautelari e Intercettazioni: Le misure cautelari personali sono pienamente consentite (Artt. 280 e 287 c.p.p.), data la gravità del reato. L’uso delle intercettazioni è ammesso (Art. 266 c.p.p.) e cruciale per le indagini.
- Autorità Giudiziaria Competente (Variazione Cruciale): a) Tribunale Collegiale: Competente per i fatti previsti dal comma 1 (la pratica di mutilazione); b) Tribunale Monocratico: Competente per i fatti previsti dal comma 2 (atti meno gravi).
- Procedibilità: Il reato è perseguibile d’ufficio per i commi 1, 2 e 3 (Art. 50 c.p.p.). Attenzione: Per i reati previsti dal quinto comma (commessi all’estero), è necessaria una richiesta del Ministro della Giustizia.
- Udienza Preliminare e Termini: L’Udienza preliminare è prevista (Artt. 416 e 418 c.p.p.). I termini di custodia cautelare sono classificati come medi (Art. 303 c.p.p.).
- Natura e Struttura del Reato: La norma protegge l’integrità fisica e la salute psicosessuale delle vittime. È un reato comune, a forma di esecuzione libera e di evento (richiede un risultato specifico). È di natura istantanea.
- Prescrizione: Il termine di prescrizione è di 12 anni per i reati del primo comma e di 7 anni per i reati previsti dal secondo comma.
- Elemento Soggettivo e Tentativo: Per i reati previsti dal secondo comma è richiesto il dolo specifico, secondo l’interpretazione maggioritaria. Il Tentativo è configurabile per i delitti previsti dal primo comma, ma è controverso per il secondo comma.
4. Esempi di casi reali del reato di Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili.
Per comprendere come il reato di Mutilazione Genitale Femminile venga applicato, è cruciale analizzare i casi che chiariscono l’assoluta preminenza della legge italiana e l’irrilevanza delle motivazioni culturali.
Esempi dal punto di vista del presunto autore.
Il caso di Amina e Fatima. Amina sottopone la figlia Fatima a mutilazione genitale durante un viaggio nel paese d’origine. Amina tenta di difendersi sostenendo l’ignoranza della legge italiana e l’influenza culturale. Il giudice respinge la linea difensiva, ribadendo che la legge italiana si applica anche ai fatti commessi all’estero (Art. 583-ter c.p.), in quanto l’ignoranza della legge non è scusabile, soprattutto per la gravità del danno causato.
La vicenda di Omar e Zohra. Omar organizza la mutilazione della figlia Zohra nel garage di casa, giustificandosi con la tradizione culturale della sua comunità. Il giudice considera irrilevante la motivazione culturale, confermando che la cultura d’origine non può prevalere sul rispetto delle leggi italiane e sul diritto all’integrità fisica e alla dignità del minore.
Said e le pressioni della comunità. Said, in qualità di tutore legale della nipote Mariam, organizza la mutilazione sotto la pressione della comunità. Il tribunale rigetta la sua difesa, considerando che il tutore aveva un obbligo legale ineludibile di proteggere la salute e i diritti della minore, indipendentemente dalle influenze esterne.
Esempi dal punto di vista della persona offesa.
La denuncia di Nadia. Nadia, una giovane donna, denuncia i propri genitori anni dopo aver subito la mutilazione. Nonostante il tempo trascorso, il dolore fisico e psicologico persistono, e il procedimento penale è avviato. Questo caso evidenzia che l’azione penale è esercitabile, data l’assenza di un limite di prescrizione per l’aggravante e per la gravità del reato.
L’intervento della scuola per Samira. Samira confida all’insegnante che sta per essere sottoposta a una “cerimonia tradizionale”. L’insegnante agisce immediatamente, allertando i servizi sociali e le autorità, che riescono a impedire la partenza. Questo caso sottolinea l’importanza dell’intervento preventivo da parte del personale scolastico (che ha un obbligo di segnalazione) per tutelare i minori a rischio.
L’operazione sanitaria su Halima. Halima viene ricoverata per una grave infezione causata da una mutilazione praticata clandestinamente in Italia. I medici segnalano immediatamente il caso, portando all’arresto dei genitori e dell’operatore. La pratica clandestina, aggravata dalle conseguenze sanitarie, è un elemento che impone la massima severità investigativa.
5. Cosa dice la Cassazione (con spiegazione) sul reato di Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili.
La Corte di Cassazione ha fornito indicazioni fondamentali sull’interpretazione dell’Articolo 583-bis c.p., chiarendo il rigore con cui la legge italiana tutela l’integrità della persona. Le sue pronunce sono essenziali per definire l’ambito di applicazione extra-territoriale della norma, stabilendo che le motivazioni culturali o tradizionali non hanno alcuna rilevanza e non possono in alcun modo giustificare la pratica, la quale è punita indipendentemente dal consenso della vittima.
Massima: «Non è invocabile il principio della c.d. ignoranza inevitabile della legge, introdotto dalla Corte cost. con la sentenza n. 364/1988 in sede di dichiarazione di incostituzionalità dell’art. 5 c.p., da parte dello straniero extracomunitario che abbia sottoposto i propri figli a pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (reato previsto dall’art. 583-bis, c.p.), non potendosi tener conto dell’asserita sicura inferiorità dovuta alle condizioni soggettive, rappresentate dalla inadeguata conoscenza della lingua e della cultura italiana, dall’essere da poco tempo in Italia, conseguendone la scarsa integrazione nel contesto sociale italiano, dal basso livello di scolarizzazione anche nel proprio paese di origine, dalla mancata sanzionabilità delle pratiche di mutilazione genitale e dalla millenaria ‘cultura’ di queste presente nel paese d’origine, avendole lei stessa subite» (Cass. pen., Sez. V, n. 37422/2021). Spiegazione: La Corte di Cassazione stabilisce che il reato di mutilazione degli organi genitali femminili è sottratto alla possibilità di invocare l’esimente dell’ignoranza inevitabile della legge. Questo significa che la responsabilità penale non può essere esclusa appellandosi alla non conoscenza del divieto penale italiano. Il Giudice deve rigettare qualsiasi giustificazione basata su condizioni soggettive o culturali, le quali sono considerate irrilevanti di fronte alla lesione di beni giuridici fondamentali. Fattori che non possono esonerare dalla responsabilità includono, ad esempio, il radicamento della pratica nella cultura d’origine, la mancata conoscenza della lingua italiana o la scarsa integrazione sociale, o il basso livello di istruzione dell’agente. In Italia, la tutela dell’integrità fisica e della salute psicosessuale prevale su ogni giustificazione culturale o personale, configurando un dovere ineludibile di conoscenza del divieto penale.
6. Cosa fare se sei coinvolto nel reato di Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili.
Il reato di Mutilazione degli organi genitali femminili (Art. 583-bis c.p.) è una grave violazione dell’integrità fisica. La Corte di Cassazione ha ribadito la prevalenza della legge italiana su ogni motivazione culturale e ha stabilito l’irrilevanza dell’ignoranza della legge italiana, anche in situazioni di mancata integrazione. La norma si applica inoltre in via extra-territoriale.
Un aspetto cruciale: la condanna per gli esercenti una professione sanitaria (Art. 583-ter c.p.) comporta la pena accessoria dell’interdizione dalla professione (da tre a dieci anni), con notifica diretta all’Ordine dei Medici. Questo sottolinea la massima responsabilità etica e legale.
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